venerdì 12 febbraio 2016

Spadò - Il danzatore nudo

Marco Travaglini, Spadò – Il danzatore nudo. La vita segreta dell’eclettico artista Alberto Spadolini, Fermo: Andrea Livi Editore, 2012.


Alberto Spadolini (1907-1972) è stato un danzatore pittore divenuto famoso nella Parigi degli anni Trenta in qualità di danzatore di music hall. È una figura che sta pian piano riemergendo soprattutto grazie al lavoro certosino che ha svolto il nipote, Marco Travaglini, che da più di un decennio si adopera per studiare il materiale raccolto sullo zio, oltre che scrivere articoli e organizzare e collaborare ad eventi a lui dedicati.

Il presente libro si pone come tappa fondamentale di questo percorso e rappresenta forse il suo lavoro più intimo e complesso, in quanto a metà strada fra biografia romanzata e ricordi personali, il tutto arricchito di citazioni che aprono al contesto in cui Spadolini visse e splendide fotografie che sono un elemento chiave per comprenderlo. La narrazione è frammentata e aneddotica poiché la mole di materiale sulla vita e opera di Spadolini è tuttora piuttosto frammentata e aneddotica ed è ancora impossibile forse farne un resoconto organico. Travaglini alterna capitoli autobiografici di carattere metatestuale sul suo percorso di ricerca a capitoli dedicati alla vita dello zio:

PARIGI, LUGLIO 2004
Giungo con la mia famiglia a Parigi in un’assolata mattina d’estate. Percorriamo la città in lungo e in largo: da Notre Dame alla Tour Eiffel, dal Sacré-Coeur agli Champs-Elysées.
Scatto centinaia di fotografie, i piedi affaticati, gli occhi felici, lo stomaco sogna un bel piatto di spaghetti! Sento la città cambiata, come se avesse perso un pezzo della sua anima: molte caratteristiche brasserie hanno chiuso i battenti, interi quartieri sono irriconoscibili, ma soprattutto…zio Alberto non c’è più!
Ci rechiamo sulla sua tomba nel cimitero parigino di Saint-Ouen e con enorme sorpresa ci accorgiamo che c’è ancora qualcuno che gli porta fiori freschi.

Il lettore si trova quindi a tratti spaesato dal cambiamento di prospettiva, ma è forse questo l’aspetto da non sottovalutare proprio perché siamo di fronte a chi con Spadolini ci ha parlato, mangiato e scherzato durante la propria infanzia e adolescenza. Travaglini ci fornisce un’immagine intensa e la sua prospettiva di tipo descrittivo-divulgativo costituisce uno sguardo imprescindibile per chiunque si voglia accostare a Spadolini. Apprendiamo dell'esperienza romana che fece presso il Teatro degli Indipendenti di Anton Giulio Bragaglia negli anni Venti, "l'autore del 'Manifesto dell'Arte Meccanica Futurista' si alza, lo afferra per un braccio trascinandolo in strada: 'Vieni, la talpa ci aspetta!'"; dell’incontro con Josephine Baker negli anni Trenta; della danza, "'Non importa chi io sia', protesta modestamente Spadolini interrogato, 'e che cosa sia stata fino ad ora la mia avventura umana. Io ballo!'"; della pittura e dei suoi molteplici significati anche esoterici, "le Cattedrali sono legate fra loro dai Fratelli di Heliopolis, guidati da 'uomini illuminati', quelli evidenziati in rosso, colore che indica il predominio dello spirito sulla materia"; delle mostre, dei personaggi famosi che ebbe modo di incontrare e conoscere, insomma abbiamo un affresco vivo che è poi corredato alla fine da una serie di foto a colori di alcuni dei suoi quadri più belli e da quattro articoli di approfondimento da parte di chi l'ha conoscito, studiato e non solo. Conclude il tutto una cronologia della vita.

Se Spadolini nasce come pittore, è come danzatore quasi improvvisato che trova la fama in Francia, fama che lo farà tornare con occhi nuovi alla pittura spesso dedicata proprio all'arte coreutica. Senza contare le sue sperimentazioni nel cinema con documentari come Nous, le gitans (1950) e Rivage de Paris (1950). L'aggettivo 'eclettico' del sottotitolo ben lo descrive nella versatilità e capacità di cimentarsi in varie arti. In aggiunta, l'aver calcato le scene, lo fece spesso apparire come un uomo dalla vita avventurosa, che in parte ebbe, ma egli fu anche un uomo dedito alla spiritualità e particolarmente devoto a San Francesco, tanto da farsi terziario francescano dopo la guerra. E al santo già nel 1925 aveva dedicato un quadro di cui si coserva un'immagine in bianco e nero riprodotta nel testo. La cifra stilistica di Spadolini è quindi complessa e richiede attenzione ai dettagli e alle fonti. 

Infine, ma non da ultimo, uno dei capitoli è dedicato alla trascrizione dell'articolo che nel 1935 Spadolini pubblicò per la rivista Le sourire, intitolato "Impressioni d'America" tradotto dal francese da Giorgio Tonti. È un pezzo interessante in quanto ci restituisce la voce dell'artista sul tour che fece negli Stati Uniti e Spadolini precisa sin dall'inizio il suo amore per la Francia, perché "se io scrivo la sua lingua meglio di come la parlo e se danzo meglio di come scrivo, lo devo solo a lei. È sul suo suolo che ho lasciato i miei pennelli sulla tavolozza per consacrarmi alla coreografia".

Possiamo dire che Spadò – Il danzatore nudo sia il testo definitivo su Spadolini? No, certo che no, perché le informazioni su di lui continuano ad essere arricchite di novità e scoperte e perché ci sono anche altre prospettive che possono essere prese in esame sul suo lavoro. Ma è il testo da cui partire, anche perché ricco di note e riferimenti bibliografici. Anzi è un testo che ci dice anche molto su come il nipote vide e vede lo zio e porta ad interrogarci, tenendo presente Hayden White, sulla narrazione che Travaglini ne fa, aspetto questo che varrà la pena approfondire.

Il libro cartaceo costa 15 euro ma è disponibile gratis in pdf contattando Travaglini alla seguente email: atelier.spadolini@gmail.com
Il sito su Spadolini è www.albertospadolini.it


12 febbraio 2016

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